Rinascere da macerie

Gerusalemme è triste, Gerusalemme ha i colori del lutto, le pietre ascoltano e piangono» mi disse un vecchio in Palestina. Le sue parole erano poi diventate un lamento, un pianto, un grido, una preghiera. Mi sono tornate in mente ora al frantumarsi delle pietre di Pompei.

Sono da poco ritornato da un tour che mi ha portato da Sarajevo a Lipsia nell’ex Germania orientale (dove ho visto i luoghi in cui la Stasi teneva sotto controllo le persone), da Tampere in Finlandia fino a Leno nella periferia di Brescia. E quindi rieccomi in Italia. Ed ecco i soliti telegiornali. Corpi ritrovati in pozzi, sagrati, foreste, latrine, padri madri sorelle sospetti, famiglie omicide, famiglie volute o non volute da Dio, politici con occhi rabbiosi o mascherati sorrisi. Ma questa volta mi sembra anche di vedere qualcosa di diverso. .

Il noto giullare toscano sullo schermo televisivo che grida parole surreali e spietatamente lucide contro il potere. L’autore di "Gomorra" che parla di questa civiltà annegata nel fango con una strana luce negli occhi. Il politico con l’orecchino che dice con dolcezza: «Non è che sia meglio stare con le donne che essere gay, è meglio essere felici».

E mi sorprendo quando vedo quelle persone della «nuova destra» alzarsi in piedi ad applaudire il loro leader quando ricorda che tutti gli uomini sono uguali: cattolici, mussulmani, ebrei, eterosessuali, omosessuali; quando ricorda che l’importante è l’essere umano.

E penso a qualche giorno prima in Finlandia quando migliaia di credenti protestanti stavano iniziando a disertare la chiesa perché qualcuno dei suoi leader aveva detto che le coppie omosessuali non sono come le altre. Contestavano questo pensiero chiedendo che in quelle chiese si potessero sposare le coppie diverse, chiedendo come credenti di tutelare l’amore perché è amore e basta. E ripenso a Sarajevo che porta ancora viva la memoria dell’assedio e della strage fratricida. Ora, nella biblioteca lasciata distrutta come memoria di quell’incendio, di quella spietata carneficina, un artista ha installato su quelle macerie dei filmati con immagini che parlano d’amore.

E ora eccomi qui a Brescia. Ieri a Leno, qui vicino, a incontrare le persone venute a vedere "La paura", il mio film che parla del nostro paese malato. Ora sono in città, sotto la gru degli immigrati in rivolta. Intravvedo quei piccoli uomini neri sospesi nel vuoto ad aspettare che qualcuno li ascolti. In basso squadroni della polizia. E penso che forse nessuno li ascolterà mai. E che per questo dovranno arrendersi. Forse. Questa mattina vedo una città sotto quella gru che continua la sua vita indifferente, una città che potrebbe lasciar morire quegli sconosciuti impiccati al cielo. Ma vedo anche un’altra città, più piccola, molto più piccola, che sta qui tutto il giorno e la notte a vegliarli. A proteggerli..In questo paese lacerato, ferito, umiliato, sta forse nascendo qualcosa di nuovo. O forse sono io che voglio vedere le cose che mi parlano di questo. Di una nuova rivolta. Di una possibile bellezza che potrebbe nascere da queste macerie. http://www.lunita.it/