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medicina dell'anima


Consapevolezza: una chiave per affrontare dolore e sofferenza


Trovare rifugio in se stessi e focalizzare le proprie emozioni la chiave per trovare la serenità nelle situazioni più difficili


01/03/2011
Foto: ©photoxpress.com/Jorge Casais


Non è facile convivere con il dolore o la sofferenza, ma spesso queste situazioni ci portano a crescere, se prese come esperienze di vita. La chiave poi sembra la consapevolezza, il focalizzarsi sul “qui e ora”, anziché concentrarsi su ciò che non va o rimuginare sul passato o sul futuro.

Ecco ciò che suggerisce la dottoressa Karen Hilsberg, del Los Angeles County Department of Mental Health in California (Usa) e che riporta sulla rivista Mindfulness.
Questa filosofia di vita, questo modo costruttivo di affrontare le difficoltà è basato sugli insegnamenti del Buddha, scrive la scienziata.

Lo ha sperimentato sulla sua pelle, la dottoressa. Ha sperimentato come questo modo di approcciarsi alla vita l’abbia aiutata a superare un difficile momento occorso nella sua vita: quando il giovane marito è stato colpito dal cancro. L’impatto sulla sua vita e quella della famiglia è stato devastante e, ancora di più, quando è sopraggiunta la morte del marito.

La consapevolezza che qualunque cosa accada nella vita non è mai “per sempre”, l’ha aiutata a superare questi difficili momenti. «Ho imparato per me stessa che la pace non viene da condizioni esterne, ma che la mia vera serenità non può che venire da dentro di me», conclude Hilsber invitando, in questo modo, tutti coloro che si trovano in situazioni difficili a concentrarsi sulla forza interiore piuttosto che proiettarsi all’esterno per magari raccogliere solo delusioni e perdersi ancora di più.
[lm&sdp]

http://www.stampa.it/
ROMA - Svelato il segreto della calvizie

Tutto dipende dalle staminali "dormienti"

Uno studio sul Journal of Clinical Investigation svela il segreto dell'alopecia androgenetica, la forma più comune di perdita dei capelli. Dipende da un problema di attivazione delle cellule staminali presenti nei follicoli piliferi che, restando "spente", non riescono a fabbricare il capello
05.01.2011

La colpa sarebbe tutta di un difetto nel funzionamento delle cellule del follicolo pilifero. In particolare, secondo uno studio americano pubblicato sul Journal of Clinical Investigation , in chi è affetto da alopecia androgenetica, ossia dalla forma più diffusa di calvizie, le cellule staminali dei follicoli sparsi sul capo, invece che essere operative, sono come spente, "addormentate".
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Secondo i ricercatori dell'Università della Pennsylvania di Philadelphia, non è una questione di numeri, ma di attività: all'interno dei  follicoli "inattivi" le cellule staminali non riescono a trasformarsi in cellule più mature, le cosiddette progenitrici.

George Cotsarelis e colleghi per arrivare a queste conclusioni hanno analizzato i campioni di cuoio capelluto calvo e non calvo estratto da 54 uomini tra i 40 e 65 anni. Dal confronto è emerso che le cellule progenitrici sono risultate nettamente impoverite nei follicoli del cuoio capelluto calvo rispetto ai campioni di tessuto non calvo. I ricercatori hanno concluso che la calvizie deriva quindi da un problema a livello di attivazione delle cellule staminali, piuttosto che dal numero di staminali presenti nei follicoli.

"Con nostra sorpresa - dice Cotsarelis - abbiamo capito che il numero di cellule staminali è lo stesso sia nel cuoio capelluto calvo che in altre zone, ma c'è invece una differenza nella consistenza di un tipo specifico di cellule, le progenitrici. Ciò vuol dire che esiste un problema di attivazione a livello di cellule staminali, quando si deve avviare la conversione in progenitrici nel cuoio capelluto calvo. Tuttavia, il fatto che ci sia un numero normale di cellule staminali anche nel cuoio capelluto calvo ci dà speranza che sia possibile 'riattivarle' e individuare nuovi trattamenti contro l'alopecia".

Cotsarelis già in passato ha pubblicato sulla rivista americana Nature Biotechnology un lavoro in cui dimostrava che le cellule staminali sono un potenziale antidoto alle calvizie. Il ricercatore le aveva trapiantate nei topi e su questi il pelo era ricresciuto folto. L'idea quindi, secondo lo studioso, potrebbe essere di trovare composti che risveglino l'attività delle staminali, da usare per creare lozioni anticaduta. Solo in Italia la calvizie riguarda undici milioni di persone, principalmente maschi. Nel 10% dei casi è precoce e arriva già a vent'anni, ma generalmente colpisce a partire dai quaranta anni.