Medicina naturale
armonia di mente
e corpo
Maggiore sintonia con il corpo e le emozioni per chi pratica la meditazione, che non chi pratica altre attività come, per esempio, il ballo
01/03/2011
Foto: ©photoxpress.com/niceOrange
Si è soliti pensare che tra le persone che sono più in sintonia con il loro corpo ci sono i ballerini, in particolare i professionisti. Tuttavia, uno studio recente sementisce questa credenza. Le persone che sarebbero più in sintonia con il loro corpo, infatti, sarebbero quelle che praticano regolarmente meditazione.
Per arrivare a tali conclusioni, i ricercatori della University of California Berkeley, hanno monitorato le emozioni di persone che meditavano e di ballerini professionisti valutando, al tempo stesso, il tipo di respirazione e la frequenza del battito cardiaco che la pratica induceva. Per far sì che l’esperimento fosse preciso e accurato, i volontari sono stati cablati con elettrodi, al fine di comprendere le loro risposte corporee mentre erano sottoposti a emozioni di vario tipo, come per esempio, guardare un film emozionante.
Durante lo studio è emerso che nonostante i ballerini sviluppano una grande consapevolezza del loro corpo, il loro legame mente-corpo è praticamente lo stesso delle persone normali.
Chi si distingue notevolmente dalla massa è, invece, il praticamente di tecniche meditative come Vipassana, un tipo di meditazione che si concentra sulla consapevolezza del respiro, dei pensieri e del proprio battito cardiaco.
Gli scienziati hanno potuto scoprire nuove connessioni mente-corpo. I partecipanti allo studio erano persone provenienti da centri di meditazione e ballo professionale. I ballerini erano 21 e praticavano almeno da due anni danza classica e/o moderna. Erano sempre 21 anche i meditatori e anch’essi meditavano da almeno un paio di anni. Il gruppo di controllo, invece, era formato da persone che non avevano mai praticato danza, meditazione, Pilates o sport. Tutti avevano un’età compresa fra i 18 e i 40 anni.
Durante lo studio, tutti i partecipanti sono stati in grado di riferire agli scienziati le emozioni che provavano, ma soltanto chi praticava meditazione è riuscito a farlo in maniera accurata. I ricercatori hanno poi valutato le loro affermazioni con quanto registrato dai loro macchinari e l’esito non sollevato dubbi: nessuno è in grado di avere un’adeguata consapevolezza del proprio corpo come le persone che praticano costantemente meditazione.
I ballerini, quindi, sono bravi a concentrarsi sulla musica, sulla postura, sui movimenti muscolari e sullo spazio, ma non hanno maggiori capacità di rilevare le sensazioni mente-corpo di una persona normale.
«Tutti noi parliamo delle nostre emozioni come se fossero intimamente connesse al nostro corpo - come “crepacuore'' e “sangue che ribolle” dovuto alla collera», spiega il dottor Robert Levenson, coordinatore dello studio. Queste capacità «sono tutte molto utili per diventare un ballerino migliore, ma non stringono i legami tra mente e corpo quando c’è un’emozione».
È indubbio che chi pratica assiduamente meditazione ha una consapevolezza del proprio corpo ineguagliabile da chiunque altro e, a quanto pare, anche alle persone che con il proprio corpo hanno sempre a che fare come, in questo caso, i ballerini.
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Las áreas de materia gris relacionadas con la memoria, la empatía y el estrés se transforman de forma considerable
J. De Jorge
02.02.2011
«Aunque la práctica de la meditación está asociada a una sensación de tranquilidad y relajación física, los médicos han afirmado durante mucho tiempo que la meditación también proporciona beneficios cognitivos y psicológicos que persisten durante todo el día», explica la psiquiatra Sara Lazar, autora principal del estudio. «La nueva investigación demuestra que los cambios en la estructura del cerebro pueden estar detrás de esos beneficios demostrados, y que la gente no se siente mejor solo porque se han relajado», apunta.
Lazar ya había realizado estudios previos en los que había encontrado diferencias estructurales entre los cerebros de los profesionales de la meditación, con experiencia en este tipo de prácticas, y los individuos sin antecedentes, como, por ejemplo, un mayor grosor de la corteza cerebral en áreas asociadas con la atención y la integración emocional. Pero entonces la investigadora no pudo confirmar si este proceso había sido fruto de, simplemente, haber pasado unos ratos de reflexión.
Conciencia sin prejuicios
Para el estudio actual, los científicos tomaron imágenes por resonancia magnética de la estructura cerebral de 16 voluntarios dos semanas antes y después de realizar un curso de meditación de ocho semanas, un programa para reducir el estrés coordinado por la Universidad de Massachusetts. Además de las reuniones semanales, que incluían la práctica de la meditación consciente, que se centra en la conciencia sin prejuicios de sensaciones y sentimientos, los voluntarios recibieron unas grabaciones de audio para seguir con sus cavilaciones en casa.
Los participantes en el grupo de meditación pasaron 27 minutos cada día practicando estos ejercicios. Sus respuestas a un cuestionario médico señalaban mejoras significativas en comparación con las respuestas antes del curso. El análisis de las imágenes por resonancia magnética encontró un incremento de la densidad de materia gris en el hipocampo, una zona del cerebro importante para el aprendizaje y la memoria, y en estructuras asociadas a la autoconciencia, la compasión y la introspección. Además, se descubrió una disminución de la materia gris en la amígdala cerebral, un conjunto de núcleos de neuronas localizadas en la profundidad de los lóbulos temporales, lo que está relacionado con una disminución el estrés. Ninguno de estos cambios fueron observados en el grupo de control formado por otros voluntarios, lo que demuestra que no fueron resultado solo del paso del tiempo.
«Es fascinante ver la plasticidad del cerebro y cómo, mediante la práctica de la meditación, podemos jugar un papel activo en el cambio del cerebro y puede aumentar nuestro bienestar y calidad de vida», dice Britta Hölzel, autora principal del estudio. El hallazgo abre las puertas a nuevas terapias para pacientes que sufren problemas graves de estrés, como los que soportan un agudo estrés post-traumático tras una mala experiencia.
http://www.abc.es/
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