MEDICINA

Alcol peggio delle droghe?
Gli scienziati italiani: "un'assurdità"

Dure le critiche contro The Lancet: “Non c’è nessun riferimento alle dosi”
12.11.2010

L’alcol è peggio dell’eroina. Così The Lancet intitola un articolo da prima pagina pubblicato secondo i dati forniti da Dadiv Nutt, ex capo della commissione governativa sulle droghe. E la bomba è stata lanciata senza pensare alle conseguenze. Lo studio inglese punta il dito su tutti i consumatori abituali di alcol, affermando che tale abitudine – per la società - è peggio del consumo di eroina e cocaina. Gli italiani che si sono sentiti “chiamati in causa” non ci stanno, è un po’ come dire che chi consuma abitualmente vino o birra è un tossicomane. L’articolo è “Un’assurdità, non c’è nessun riferimento alle dosi”, replicano gli scienziati italiani.
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«Apprendere dai media che i due bicchieri di vino o la birretta che uno si concede serenamente in famiglia o con gli amici gli costeranno una dipendenza che pagherà e farà pagare a caro prezzo non è certo una bella notizia- spiega Giovanni de Gaetano, direttore dei Laboratori di ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso - Ma purtroppo è in questi termini che l’opinione di David Nutt sta arrivando nelle case della gente e sulle scrivanie degli addetti ai lavori.

La classificazione delle sostanze “pericolose” è stata fatta tenendo conto soltanto dei danni potenziali derivanti da ogni sostanza. E’ come se classificassimo i farmaci antitumorali solo sulla base dei loro effetti collaterali, senza tener conto dei loro effetti benefici. E’ da notare poi che lo scopo dichiarato dell’esercizio di Nutt e colleghi è stato quello di valutare i danni causati dal cattivo uso (misuse) di sostanze farmacologiche (drugs). In medicina le valutazioni si fanno sempre sul rapporto benefici/rischi, mai sugli uni o gli altri separatamente».
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Dure le critiche nei confronti di Nutt, per il quale, il suo articolo, non avrebbe nessun fondamento scientifico, nonostante sia stato pubblicato in un “glorioso” giornale. Ma De Gaetano non è stato l’unico a commentare negativamente l’articolo di The Lancet: «L’alcolismo è cosa ben diversa dal bere moderatamente un bicchiere di vino ai pasti o sorseggiare una birra in compagnia – afferma Fulvio Ursini, professore ordinario di Biochimica dell’Università di Padova - È come dire che bere l’acqua fa male considerando il numero di annegati per poi giungere alla conclusione che l’acqua andrebbe bandita.

O analogamente considerare le automobili più pericolose delle armi da fuoco perché causano più decessi. Ignorare, come fa Nutt, il ruolo della dose e la numerosità del campione significa letteralmente “dare i numeri”. Stupisce che una seria rivista scientifica abbia offerto le sue pagine a uno studio simile».
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Anche se è chiaro che un abuso di alcol può mettere a serio rischio la salute della persona stessa e a repentaglio quella di altri, nel caso si trovasse in macchina, non si può certo affermare con naturalezza che i consumatori abituali di “birrette” sono un potenziale rischio per la società. Questo, in sintesi, è ciò che affermano i ricercatori italiani scagliando pietre, anzi, massi, contro Nutt.

.Anche Francesco Orlandi, professore ordinario di Gastroenterologia nell’Università degli Studi di Ancona, replica all’articolo di The Lancet riprendendo una riflessione di Curtis Ellison, professore alla Harvard University di Boston: «Nella nostra società l’uso degli automezzi provoca perdite umane molto superiori all’uso delle armi da fuoco, ma non si può mettere nel piatto della stessa bilancia la vettura di famiglia ed un mitra costruito per uccidere.

Il comitato inglese ha commesso un grossolano errore di metodo, indicato come“floating denominator problem” nella nomenclatura epidemiologica e traducibile nel popolaresco ma efficace “confondere le mele con le pere”. Demonizzare l’oggetto è facile ma deviante, ed è socialmente pericoloso perché una considerazione sbagliata getta discredito su dieci raccomandazioni giuste. La promozione della temperanza è la vera sfida per i nostri ragazzi, circondati da continui stimoli a comportamenti compulsivi, dalle calorie alla musica assordante fino all’happy hour e alle notti bianche».
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«L’alcol, bevuto moderatamente, si è rivelato un ottimo alleato per la salute delle persone, mostrando effetti benefici sul fronte cardiovascolare non solo in termini di prevenzione primaria, ma anche dopo un evento cardiovascolare», spiega ancora de Gaetano.«Ci siamo a lungo interrogati se fosse il caso di suggerire ai colleghi clinici di avvisare i loro pazienti cardiovascolari circa le proprietà benefiche del bere moderato- concludono i tre scienziati italiani - Siamo ancora di questa opinione. Ma a giudicare dai tempi che corrono, rischiamo di finire tra gli spacciatori di droga».
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Insomma, i commenti sono pesanti e molto eloquenti. Ma è stato Nutt che non che ha fatto un’affermazione sbagliata, o sono stati i giornalisti, successivamente, che hanno riportato male le parole di Nutt?Vedremo se ci saranno ulteriori repliche. Nel frattempo, non arrabbiamoci a causa della parole del ricercatore, soprattutto se siamo sotto l’effetto dell’alcol.