Lo Scrittore nel XXI Secolo

12.11.2010
l passaggio del libro al digitale, anche se la grancassa mediatica è montata con la diffusione dell'ebook, è iniziato più di dieci anni fa. Il primo innesco del cambiamento è avvenuto quando abbiamo iniziato a comprare i libri online (e soprattutto a sceglierli, a decidere online cosa magari acquistare poi in libreria).

All'inizio i numeri erano piccoli, poi hanno cominciato a crescere in maniera importante. Oggi assistiamo al declino e alla perdita di rilevanza delle recensioni sui media tradizionali e alla risonanza del passaparola assistito dalle tecnologie e dai social network. Ma con la diffusione dell'ebook comincia progressivamente a ridursi anche lo «spazio sugli scaffali» e a diventare centrale la visibilità che un titolo riesce ad ottenere in rete. Ne avevamo parlato nella prospettiva del lettore e in quella di scenario. Ma anche il ruolo dell'autore cambia molto ed è destinato ad evolvere.

In un interessante post intitolato The 21st Century Author, Patrick Hester fa il punto sulla situazione. In questo nuovo mondo, il lavoro dell'autore non finisce una volta pubblicato il libro. Piuttosto, ricomincia con delle caratteristiche nuove, che richiedono competenze nuove e che poco hanno a che vedere con il tradizionale concetto di scrittore. «Gli autori devono fare marketing», dice in modo quasi contundente. Ed è solo apparentemente un'affermazione forte. Negli Stati Uniti, Paese in cui il cambamento è più visibile, per la maggior massa critica, e meglio compreso (perchè è più veloce), persino gli agenti letterari quando valutano una proposta considerano importante quella che chiamano la platform. E che è, da un lato, la base potenziale di fan dell'autore e, dall'altro, la sua capacità di fare rete online.

Publishing Perspectives ha pubblicato oggi un lungo articolo di Betsy Lerner (adattato dal suo libro The Forest for the Trees: An Editor’s Advice for Writers (Revised and Updated for the 21st Century). Si tratta dell'ennesimo (e sicuramente non ultimo) pezzo che analizza il cambiamento di scenario. Come tanti altri interventi, dato lo sforzo di divulgazione che editori agenti e operatori del settore stanno facendo sugli autori, spiega perchè bisogna adattarsi, ma ragiona anche un po' sul come farlo. Il titolo la dice lunga: Should I Tweet?.

Betsy racconta la sua esperienza nelle conferenze e nei workshop, con le domande spesso straniate degli scrittori. «Ma la promozione del libro non dovrebbe farla l'editore?», le chiedono. Oppure le obiettano «Ma io non sono capace di fare marketing». I suoi consigli sono di buon senso: «restare focalizzati sui nervi che il libro tocca» e cercare di entrare in contatto con i lettori potenzialmente interessati. Non c'è una regola generale, nè serve necessariamente utilizzare uno strumento o un altro. Bisogna, lo dico a parole mie, avere la capacità di ascoltare il proprio pubblico e di connettersi con i propri lettori.

Nel pezzo ci sono anche degli esempi di buone pratiche, come il sito di Palahniuk. Noi in queste pagine avevamo citato Neil Gaiman, che ha un milione e mezzo di followers su Twitter e che «presidia» la sua pagina autore su Goodreads, che è uno strumento importantissimo. Ma anche James Patterson, con la sua community ufficiale.

In Italia si vede ancora poco e si contano sulle dita di due mani gli autori digital savvy. Buona parte delle conversazioni sui libri avvengono dentro aNobii (che però è un po' in crisi, come riporta il Post) e la massa critica dei lettori è molto inferiore a quella anglofona. Ma forse, ancora una volta, possiamo sfruttare le esperienze americane per essere più preparati quando toccherà a noi.

Personalmente non sono convinto che la parola adatta sia marketing, almeno se non stiamo parlando di quel numero ristretto di titoli da grandissimo pubblico. Credo invece che in qualche modo la gestione del lavoro dello scrittore in rete assomigli molto a quel «trovare la propria voce» che figura in tutti i ricettari per iniziare a scrivere. Cambia l'ambiente, cambia il medium, ma forse non il principio. In ogni caso, ne sappiamo ancora troppo poco. E il miglior consiglio è non guardare altrove e cercare di capire e imparare. Facendo esperienza sul campo.
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