Per i 150 anni dell'Unità d'Italia Torino e il Piemonte saranno il palcoscenico di un appuntamento unico dedicato al passato, al presente e al futuro del Paese: Esperienza Italia. (17 marzo - 20 novembre 2011)


Un'occasione da non sprecare

Por Mario Calabresi
19.11.2010

Il destino del nostro tempo è quello di reinventarsi continuamente, di rinascere e adattarsi al cambiamento. Non è qualcosa che accade solo agli essere umani ma anche alle città e alle regioni. Torino e il Piemonte da un secolo e mezzo smentiscono ogni previsione di declino, capaci come sono di perdere la guida di un regno e di uno Stato senza darsi per vinti, pronti ogni volta a riemergere diversi: capitale dell’auto, del cinema, del cibo, del vino, del libro e perfino della carità.

Questa volta però il gioco è ancora più affascinante: guardare avanti immergendosi nel passato, risvegliare la memoria, riportare la vita dove manca da anni, riscoprire chi siamo e quanta strada abbiamo fatto. Festeggiare i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia sarà un viaggio di quelli che non ti capitano spesso nella vita, un’occasione da non sprecare – a Parigi come a Philadelphia nessuno si è dimenticato i bicentenari della Rivoluzione francese (1989) e di quella americana (1976) – e Torino e il Piemonte, non è un mistero, sono quelli che più ci hanno creduto.

Il viaggio nella memoria ci porterà a sederci sui banchi, coperti di velluto rosso, del primo Senato d’Italia – ricostruito a Palazzo Madama – a camminare sulle orme del Risorgimento, a scoprire come siamo diventati italiani e cosa saremo tra le volte immense delle Of­ cine Grandi Riparazioni, dove i treni venivano appesi a testa in giù. Non solo stucchi ottocenteschi del centro di Torino, ma anche un secolo di motori nel nuovo Museo dell’Auto e gli spazi immensi della città industriale, oltre i quali, superata la periferia, si torna all’antico con la Reggia di Venaria e i suoi giardini mozza­ ato (rinati dopo otto anni di lavori).

Celebrare l’Unità d’Italia e gli italiani, in tempi in cui prevale il senso di smarrimento, è lo sforzo di trovare un filo che dia un senso alla nostra esistenza come popolo e come nazione. Ognuno lo scoprirà in un luogo diverso: nell’arte, nelle idee, nel coraggio degli uomini e delle donne che ci hanno tenuto insieme, nella moda, nella capacità del fare (celebrata con il sapere dei mestieri) o per­ no nei nostri vizi comuni.

Per gli stranieri l’essere italiani è qualcosa di chiaro e facile da individuare, è qualcosa che si vede meglio da lontano che da vicino, è qualcosa che può valere una festa. Questa volta non vale proprio la pena essere cinici e disincantati, stare in disparte a guardare, è il tempo di farsi coinvolgere e di riscoprire chi siamo.

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