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In un bel libro di qualche anno fa, Luciano Canfora raccontava l’equivoco, spesso virtuoso, che si celava dietro all’atto basilare che sta dietro la filologia, il copiare. Il pamphlet, edito da Sellerio, si intitolaIl copista come autore e, a chi lo ha letto, tornerà alla mente in tempo di tablet ed e-book.

Il perché è piuttosto semplice: la tecnologia, anche nel campo dell’editoria virtuale, sta infatti facendo nascere numerosi altri mestieri.

La dimostrazione? Il successo di Bookscan, un servizio messo in piedi l’anno scorso da un giovanotto di Tokio, Yusuke Ohki, che permette di digitalizzare un’intera biblioteca, con enormi vantaggi in termini di spazio (oltremodo prezioso nelle grandi metropoli).

Ohki è partito da un’esperienza personale diretta, riuscendo a scannerizzare e a inserire in un iPad i duemila volumi della sua biblioteca.

Il passo successivo è stato più rapido di quanto si potesse immaginare: la sua azienda, che ora fa questo di professione, ha già 120 dipendenti che lavorano a tempo pieno per digitalizzare i volumi inviati dai clienti a partire da un euro al volume (circa 100 yen nel Sol levante).

E’ in buona compagnia: solo in Giappone sono già una sessantina le ditte impegnate nell’attività. Un business bene avviato se si pensa soprattutto che – a parte i nuovi titoli – gran parte dei vecchi libri non saranno mai disponibili in e-book.

E, in fin dei conti, un modo definitivo per decretare ormai trascorsa l’era (virtuosa) del copista come autore raccontata qualche anno fa da Luciano Canfora.

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