Viaggio nell'enigma Bosch

fiammingo politicamente scorretto

Da Venezia, a Palazzo Grimani, vanno in scena i capolavori di Bosch, il grande pittore delle "diavolerie". Si tratta di complesse opere in deposito da anni presso Palazzo Ducale, che raccontano tutto l'estro dell'artista più intrigante e controverso della storia dell'arte

di LAURA LARCAN
26.12.2010

Tormenti, tentazioni, lussuria, follia, mostri, incubi, ceffi deformi e bestiali. In una parola, satira. Una visione lucida, caustica e senza appello dell'umanità condannata all'inferno per via del peccato, che si traduce in affollate composizioni infestate di bizzarrie e inquietanti figure. Un immaginario fantastico, a tratti enigmatico, per dare sferzate di morale e per codificare la dottrina religiosa dell'epoca. E' questa la suggestione estetica del grande Hieronymus Bosch, al secolo Jeroen Anthoniszoon van Aken, il pittore delle "diavolerie", il fiammingo più intrigante e controverso della storia dell'arte, vissuto tra il 1450 e il 1516, che della pittura profana, ma sempre destinata ad una sfera privata di dotti e letterati committenti, ha fatto la sua fortuna. 

A celebrarne estro e arguzia pittorica è l'evento espositivo "Bosch a Palazzo Grimani" promosso dalla Soprintendenza speciale per i musei e le gallerie statali di Venezia guidata da Vittorio Sgarbi, con l'organizzazione di Arthemisia Group, che fino al 20 marzo propone un piccolo grande assolo di tre complessi capolavori, la "Visione dell'Aldilà" (1500  -  1503), il "Trittico di santa Liberata" (1505) e il "Trittico degli eremiti" (1510), che facevano parte della famosa collezione, tra le più illustri d'Europa nel Cinquecento, del cardinale Domenico Grimani, giunte al Palazzo Ducale di Venezia (città dove Bosch probabilmente soggiornò tra il 1499 e il 1502) dopo la morte del prelato, grazie al suo lascito testamentario alla Serenissima. Figlio e nipote di pittori, si formò nella bottega di famiglia per svolgere la carriera interamente nella sua città natale (s'Hertogenbosch, da cui l'appellativo di Bosch), anche grazie al matrimonio con una donna del patriziato locale che lo avvicina alla confraternita di Notre-Dame dove l'elite politica si riuniva regolarmente. 

E saranno le sue invenzioni mostruose a farlo conoscere un po' ovunque, intrigando tutti gli ambienti aristocratici dell'epoca. Il fascino della sua arte risiedeva tutto nelle soluzioni iconografiche dei suoi quadri, che traduceva in un'ardita scenografia sul linguaggio della miniatura dove la sua perizia grafica consentiva di mettere a fuoco ogni dettaglio e particolare  degli innumerevoli episodi narrativi. I gesti, le azioni, le posizioni, le mimiche dei corpi, tutto è perfettamente congegnato con una armonia ritmica e con una forza strutturale, anche grazie alla stesura dei colori che danno peso scultoreo alle figure. E il suo genio trapela mirabilmente nelle opere esposte, che vanno osservate con molta calma, passando in rassegna ogni gustoso particolare. 

La "Visione dell'Aldilà" è articolata in quattro pannelli (olio su tavola), raffiguranti il Paradiso terrestre, l'Ascesa all'Empireo, la Caduta dei dannati e l'Inferno. E' una sequenza di misteriose composizioni sceniche, dove spicca fortemente la sofisticata tessitura delle luci, dove, come sottolinea Sgarbi, il conflitto tra chiari e scuri, fra raffinata crudeltà e felicità estatica si traduce in una grafia rapida e graffiante, con l'acme nello spettacolare "tunnel" vorticoso cangiante verso cui tendono i beati accompagnati dagli angeli nell'Ascesa all'Empireo, che appare come "uno spazio di luce che fora l'ombra o che l'attraversa".

Il "Trittico di santa Liberata", con le sue tavole di Sant'Antonio, Martirio di santa Liberata e I viandanti e il porto, appare come uno straordinario rebus grafico, tutto da risolvere. Se la Liberata dovrebbe essere, secondo la leggenda, la santa condannata al supplizio della croce dal padre, re del Portogallo, nel Sant'Antonio, la tentazione della carne è un piccolo grillo allusivo all'omosessualità conventuale. Nel pannello di destra, un monaco pellegrino appare accanto a un soldato dall'aspetto poco raccomandabile. Alle loro spalle, piccole scene di violenza sullo sfondo una nave mostruosa, la Chiesa, corazzata con un aculeo di scorpione e le chele di un granchio, che sembra aver massacrato tutte le altre imbarcazioni. 

Il "Trittico degli eremiti", con le tavole di Sant'Antonio, San Girolamo e Sant'Egidio sfoggia un mirabile contrasto tra la fine amenità del paesaggio e i turbamenti dei santi, personificati in piccoli indizi di violenza e di mostruosità. Splendido il Sant'Antonio, dove il suo desiderio ha preso la forma di un nudino femminile accanto ad un albero secco, secondo la cabala simbolo di Lilith, l'anti-Eva. E al di sotto si apre infatti una sfilata della haute couture dell'Inferno, con "grilli" dagli stivali affusolati e vesti di piume di struzzo, o carichi di gioielli. "La varietà e la curiosità, il capriccio, le invenzioni sorprendenti nella maturità compositiva che si riconosce nel terzo periodo, verso il 1510, documentano una sfrenatezza d'invenzione che pone Bosch agli antipodi dell'ordine del mondo indicato nella pittura italiana del Rinascimento".

Notizie utili - "Bosch a Palazzo Grimani", dal 19 dicembre al 20 marzo 2011, Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa, Ramo Grimani, Castello, Venezia. Come arrivare: Vaporetto linee 1, 2, 51, 52, Fermate Rialto o S. Zaccaria (7 minuti a piedi). Orario: tutti i giorni dalle 9-19 (1 gennaio chiuso) Ingresso: intero: € 9, ridotto: € 7, scuole € 3  Informazioni: T 199 500 200 (dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00 e sabato dalle 8.00 alle 13.00), www.arthemisia.it 1, www.polomuseale.venezia.beniculturali.it 2