Il Foro s'illumina d'immenso
Luci fino alle due di notte. Sempre Mezzora dopo il tramonto, tutti i giorni,, "scattano" quaranta riflettori che illuminano nove dei monumenti principali fra l'arco di Settimio Severo e l'arco di Tito. Una illuminazione mirata, non diffusa, che crea "isole" nell'oscurità. Passo successivo l'illuminazione lineare della Via Sacra per le visite notturne

di GOFFREDO SILVESTRI
02.01.2011

ROMA - Con il buio il Foro Romano non è più una valle oscura, indecifrabile, con le sagome indistinte dei monumenti. Fra il Vittoriano luccicante di luci e il Campidoglio di una delicata  illuminazione. E, in fondo, il Colosseo con i piani degli ambulacri segnati dalla luce. Adesso, al Foro Romano, mezzora dopo il tramonto, scattano gli interruttori a tempo astronomici e si accendono tutti insieme circa 40 proiettori che fino alle due di notte, per tutto l'anno, fanno emergere nove dei monumenti principali. Nei circa settecento metri che vanno dai due archi, quello triplice di Settimio Severo lato Campidoglio a quello singolo di Tito lato Colosseo, sono illuminati il portico degli dei Consenti, proprio alla base del Campidoglio, sulla destra. Davanti sono i resti più spettacolari. Le tre colonne di marmo bianco, con trabeazione, parte del pronao del tempio di Vespasiano, l'imperatore che alla morte fu proclamato divino dai figli Tito e Domiziano. Le otto colonne, sempre con trabeazione, del tempio di Saturno, uno dei più antichi di Roma, forse del sesto-quinto secolo avanti Cristo. Sotto il basamento era custodito il pubblico erario. E poi la massa dell'arco di Settimio Severo (dedicato a lui e ai due figli Caracalla e Geta il cui nome fu poi scalpellato per una delle ripetute "damnatio memoriae"). L'arco è in ricordo delle vittorie sugli Arabi e Parti della Mesopotamia. Fra l'arco e il tempio di Saturno spicca isolata la colonna di Foca, l'ultimo monumento eretto nel Foro Romano. Omaggio di papa Bonifazio IV nel settimo secolo all'imperatore bizantino Foca per il dono del Pantheon poi trasformato in chiesa. In cima c'era la statua del (crudele) imperatore in bronzo dorato. 

LE IMMAGINI 1
Un secondo blocco di monumenti illuminati è al centro del Foro. Le tre colonne con trabeazione su gradinata del tempio dei Castori (o Dioscuri), resti di un edificio colossale e particolarmente sacro ai romani. I Dioscuri, Castore e Polluce, eroi divini, aiutarono i romani a battere etruschi e latini al lago Regillo e poi galopparono a Roma a dare la notizia della vittoria, abbeverando i cavalli alla fonte di Giuturna nel Foro.  In asse con le colonne è il celebre tempio di Antonino e Faustina su di un'alta gradinata, integrazione fra il tempio e la chiesa barocca di San Lorenzo in Miranda. Illuminato il pronao-facciata con dieci colonne in marmo cipollino alte 17 metri. Di fronte, ma già parte delle pendici del Palatino, in particolare dei giardini Farnesiani, sono le grandi sostruzioni della Domus Tiberiana, conservate per una altezza di circa venti metri. Isolato e per questo ancora più splendente, è l'arco di Tito che domina  la via Sacra. A un fornice, celebra  la vittoria sui giudei e la presa di Gerusalemme nel 70 dopo Cristo, con un bottino che permise la costruzione del Colosseo. L'illuminazione (progetto dell'architetto Piero Castiglioni), non è diffusa, tipo piazza, ma mirata, calibrata sui singoli monumenti che non hanno ombre né le creano, una luce bianco naturale. Il Foro illuminato può essere gustato lungo la via dei Fori Imperiali con un eccezionale fuori programma: il volo dei gabbiani nella luce, con lo sfondo del cielo scuro.

Per il Foro Romano illuminato c'è un punto privilegiato di osservazione: dai fornici del Campidoglio, esattamente il "Tabularium", l'archivio delle leggi e dei trattati dell'antica Roma, scelto infatti dal sottosegretario ai Beni e attività culturali Francesco Maria Giro, e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per presentare l'avvenimento. Da qui si ha tutto il Foro Romano disteso ai piedi, un colpo d'occhio completo dei monumenti, vere isole luminose nell'oscurità, dall'arco di Settimio Severo a quello di Tito, con la quinta finale del Colosseo. Con giochi di prospettiva come l'arco di Tito che si "infila" fra le colonne del tempio di Vespasiano o le colonne dei Castori fra le colonne dei templi di Vespasiano e di Saturno.

Un punto talmente privilegiato che Giro ha invitato il Comune a farne un punto di osservazione per il pubblico "facendo pagare un biglietto perché i turisti non ci chiedono sconti particolari, ma che Roma sia all'altezza del suo nome, della sua storia e delle sue bellezze". E l'illuminazione in verticale del Foro sarà completata dall'illuminazione lineare a terra della Via Sacra per realizzare il programma delle visite notturne.  Tutti i fori saranno allora illuminati. Il Comune di Roma ha cominciato nell'aprile 2009 con i Fori Imperiali di sua competenza. Per sottolineare i progressi il sindaco Alemanno ha ricordato di aver trovato al suo insediamento, vicino al balconcino sul Foro Romano usato per far affacciare ospiti illustri della città, "un interruttore penzolante che faceva accendere un paio di proiettori alla base del Campidoglio per illuminare l'arco di Settimio Severo e poco più".     

L'illuminazione del Foro Romano chiude il 2010 del commissario delegato per gli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia Antica (architetto Roberto Cecchi che è anche segretario generale del ministero). Un intervento realizzato in un mese, con la spesa di centomila euro per progetto e lavori, accompagnato da altre caratteristiche positive dell'impianto. La potenza è  di poco più di cinque kW, cioè di una "abitazione di media dimensione". La manutenzione è "molto contenuta". I proiettori, di produzione italiana, hanno lampade ad alto rendimento per ridurre i consumi. I sostegni dei proiettori sono all'esterno  dei percorsi di visita e, "per quanto possibile", fra la vegetazione e i cavi nelle condotte interrate esistenti. Senza dimenticare che la luce è "la prima forma di tutela" di un sito archeologico. Dove c'è luce "c'è sicurezza". Per il sottosegretario Giro la collaborazione che si è instaurata con il Comune ha prodotto  un "Modello Roma" per la gestione dei beni culturali "migliorabile, ma che non esiste  in nessuna altra città italiana". E in questa collaborazione c'è l'unione del Circo Massimo, dove la soprintendenza sta conducendo scavi, al Palatino, dove sono in corso cantieri di consolidamento. Ora il Circo Massimo e il Palatino sono separati da via dei Cerchi da cui si potrà salire "con un ascensore".  

Ricordando le condizioni di "discarica" in cui  fu trovato il Foro Romano nel gennaio 2008, Giro ha citato con soddisfazione i risultati del commissario delegato, una novità osteggiata all'inizio. L'apertura di zone chiuse da sempre o da tempo immemorabile: sul Palatino la Vigna Barberini e la passeggiata sulle Arcate Severiane; i sotterranei e il terzo livello delle arcate del Colosseo; il tempio di Venere e Roma; la villa dei Quintili fra Appia Nuova ed Appia Antica. Doveva esserci anche l'apertura della Casa delle Vestali, "centro della vita religiosa del Foro", ma le piogge hanno provocato un crollo che l'ha fatta spostare a gennaio 2011.    Dagli annunci di Giro non sarà l'unica novità del prossimo anno. Ci saranno i risultati delle ricerche nella zona del "Lapis Niger" nel Foro, centro della vita politica di Roma collegato al periodo regio. Dei tre cantieri nella Domus Tiberiana. Delle ricerche di Andrea Carandini nella zona del palazzo dei Flavi sul Palatino, dove "ha trovato un nuovo tempio contiguo alla Domus di Augusto". Ancora sul Palatino, accanto alle Arcate Severiane, l'"apertura del cosiddetto stadio di Domiziano, apertura alle famiglie, soprattutto dei romani". Nell'entusiasmo Giro confessa anche di avere un "sogno": un "ristorante  sulle Terrazze Farnesiane, che dominano il Foro Romano. Pur con tutte le cautele del caso. Sarebbe il ristorante più bello del mondo". Meno da sogno l'estensione delle ricerche sulla via Prenestina, a Gabii, la città latina che sottoscrisse un trattato con Tarquinio il Superbo e poi fu conquistata da Roma. Significherebbe collegare Roma con il Lazio.