Cranach, rinascimento alla tedesca
tra Lutero e la sensualità femminile



Finalmente la prima monografica in Italia, alla Galleria Borghese. Amico del Riformatore, autore per la Chiesa cattolica e soprattutto celebre per le immagini filiformi, erotiche di Venere ed Eva con il cappellone piumato. Il confronto con gli italiani.


di GOFFREDO SILVESTRI
06.03.2011


ROMA - Lucas (o Lukas) Cranach il Vecchio, un pittore raro nelle mostre italiane. Ma sempre citato con Dürer come "massimo" rappresentante del Rinascimento tedesco, amico di Lutero e propagandista della sua figura. Ma ecco finalmente una mostra tutta dedicata a lui e infatti "Cranach. L'altro Rinascimento", a Roma, alla Galleria Borghese (prorogata al 3 marzo), è la prima mostra italiana su questo artista. Un pittore (tedesco) che in Francia ha saputo mobilitare cinquemila cittadini quando il Louvre ha lanciato l'appello per raccogliere un milione di euro da aggiungere ai tre disponibili per trattenere un "tesoro nazionale". Il "quadretto" con una versione molto scanzonata delle "Tre Grazie", che dal due marzo entrerà nelle collezioni del museo.

Cranach è il Vecchio per distinguerlo dal figlio minore anche lui Lucas, il Giovane, componente senza personalità, insieme al primogenito Hans, della potente, indaffaratissima bottega che si sostituisce al maestro sempre più distolto dalla attività pubblica e dal "business".

Nel 1504, a 32 anni, non più giovanissimo, Cranach viene chiamato nella capitale Wittenberg, nel Nord della Germania, come "artista di corte" dall'elettore di Sassonia Federico il Saggio. Una carica che manterrà per quasi cinquant'anni, con tre elettori ai quali sarà fedele nonostante i rovesci. Dal 1520 è senatore di Wittenberg e dal 1537 al '43 per tre volte borgomastro. Senza dimenticare i notevoli guadagni dei disegni per xilografie, Cranach è proprietario di una farmacia, di una stamperia e di una mescita di vini che lo fanno "ricchissimo". Una condizione economica che si potrà godere in una vita lunghissima, prodigiosa per quell'epoca, 81 anni. Dal 1472, l'anno di nascita a Kronach, paese della Franconia da cui deriva il nome, all'ottobre 1553 quando morirà a Weimar.

Cranach unisce due qualità insolite in grandi artisti (chiedere al fallito Rembrandt), anche se gli storici dell'arte hanno il problema, spesso inestricabile, di distinguere la mano del maestro da quella degli aiuti. Dei soggetti più richiesti come i celeberrimi ritratti di Lutero, la bottega ha prodotto "centinaia, se non migliaia di copie". Secondo Bernard Aikema, l'elettore di Sassonia puntava ad avere Dürer come pittore di corte, "ma non dovette pentirsi di una decisione rivelatasi vincente sotto ogni possibile aspetto" come questa mostra fa scoprire agli italiani.

I curatori, Aikema e Anna Coliva, direttrice della Borghese (catalogo "24OreCultura" in italiano e inglese) hanno scelto 83 dipinti di cui 45 tavole di Cranach (che dal 1508 firma col serpente alato) e nove incisioni sempre di Cranach. Tranne due scene di caccia e un Adamo di 192 cm e una Eva di 167, i dipinti di Cranach sono piccoli o di dimensioni contenute e denunciano subito un uso privato.

Poiché nella testa della gente il Rinascimento è Rinascimento italiano, i curatori hanno ben inserito il confronto fra Cranach e gli italiani (che però non hanno schede nel catalogo il quale ha altre differenze con la mostra). Per esempio Tiziano, che volle essere ritratto da Cranach nell'incontro ad Augusta nel 1550, opera perduta (per il "ritratto di Stato" che Cranach fa "più schematico"); Raffaello con "La dama col liocorno" per i ritratti femminili; Francesco Francia e Giovanni Bellini per la serie "Madonna col Bambino".

Il Rinascimento italiano è imperniato sull'imitazione dell'antico, applica la "proporzionalità" secondo Leon Battista Alberti, il "ruolo della figura in rapporto con lo sfondo", uno schema di razionalità, il concetto di bellezza secondo Raffaello. Il Rinascimento di Cranach è imperniato "sulla riproduzione dettagliata della natura e della realtà con una raffinatissima tecnica pittorica" anche se non ha troppa dimestichezza con la prospettiva. Parte dalle novità fiamminghe, ma come pittore di corte - osserva Aikema -, Cranach non ha potuto non guardare alle novità delle corti italiane celebrate in Europa. Le mette a confronto con la tradizione fiamminga, "modernizza queste figure e crea il suo stile, un linguaggio figurativo sassone nuovo" che si impone per decenni. Distinto da Dürer "completamente aderente alle novità italiane rinascimentali umanistiche".

Le opere della mostra coabitano con i capolavori della Borghese. Si distinguono per i pannelli color mattone su cui sono collocate con molta semplicità. Abbiamo gustato didascalie più corpose che danno l'importanza, le caratteristiche dell'opera, ma sono limitate agli italiani.

La mostra comincia al piano terra con la pittura di corte e le incisioni. Cranach si esibisce in due grandi tavole con la caccia, massimo esercizio (dopo la guerra) delle virtù virili della regalità e nobiltà. Una del 1540 (117 per 170 cm) dal Cleveland Museum of Art e una del 1545 (118 per 177) dal Prado. C'è ben poco di virtù virili in queste cacce al cervo che assomigliano ad una mattanza, con decine di animali spinti in un piccolo bacino d'acqua, inseguiti dai cani, con cacciatori (e cacciatrici con cappello) armati di balestre dietro ai cespugli. Gli animali agitano furiosamente le acque quasi a sollevare delle onde. Solo pochi cavalieri si avventurano sulla terra contro gli animali dalle grandi corna. Il dipinto di Nicolò dell'Abate, dominato dai toni scuri della selva, sembra un dopo caccia con una sola scena sanguinolenta.

Cranach è uno "dei primi incisori tedeschi" del Cinquecento, paragonato ai contemporanei Dürer e Hans Burgkmair. Sue le xilografie della prima edizione della Bibbia tradotta da Lutero in tedesco. L'ultima incisione in mostra è col mito dell'eroe dell'antica Roma, Marco Curzio, che si lancia col cavallo nella voragine aperta per prodigio salvando la città. Basta alzare lo sguardo a sinistra e la scultura antica del cavallo (I-II secolo dopo Cristo) completata dal Marco Curzio di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, appare in alto sulla parete del salone.

Accanto è il ritratto dal bel volto roseo e l'abbondante barba bianca di Cranach (degli Uffizi). E' firmato col serpente, ma viene attribuito, con dubbi, al figlio Lucas e datato al 1553. Gli esperti vedono "proporzioni incongrue", le braccia troppo corte, la testa troppo grossa rispetto alle mani.

Le opere sono presentate non in ordine cronologico, ma secondo grandi temi. Ecco la "sensualità femminile fra sacro e profano" con gli schieramenti di Lucrezie, Salomè e Giuditte prodotte in serie dalla bottega. Nella tavola da Kassel, la patrizia romana in abiti raffinati e imponenti collane d'oro e di perle, sta per spingere il lunghissimo pugnale con due mani contro il petto completamente denudato. Fra le Lucrezie di Cranach e di Palma il Vecchio ci sono atteggiamenti simili che fanno pensare ad "una conoscenza reciproca di dipinti originali".

Le più belle teste mozze del Battista, realistiche, incise come una scultura, sono di Cranach. Con una tavola da Lisbona che è la prima di una lunga serie. Salomè, sempre in abiti eleganti e pelliccia, presenta su di un vassoio di peltro la testa mozzata, con la bocca e gli occhi aperti puntati sull'osservatore. Salomè ha una espressione interrogativa sul misfatto al quale è stata forzata dalla madre vendicativa, tanto che lo sguardo evita ogni osservatore. Si può pensare che la testa venga proprio offerta alla madre che non c'è. Nella tavoletta da Budapest, una Salomè con "stupefacenti dettagli alla moda", ma dalla espressione assente, offre la testa del Battista all'osservatore che ha una via di fuga nel sereno paesaggio dello sfondo con boschi, lago, rocca, monti azzurrini.

La "Giuditta con la testa di Oloferne" da Kassel, è ancora più alla moda, con le aperture tagliate nei guanti per tutte le dita tranne il medio. Sul corsaletto è un motivo a grottesca, "raro" ornamento antico in Cranach. Perché Giuditta è così "superaccessoriata"? Sullo spadone con cui ha tagliato la testa del generale di Nabucodonosor c'è ancora l'impronta del sangue. Forse Giuditta sta per presentarsi ai maggiorenti di Betulia, la città ebraica che lei ha salvato, e lo vuole fare con la testa che significa coraggio ed astuzia e col fulgore della bellezza ed eleganza.

Cranach fu anche formidabile ritrattista e il primo pittore tedesco a considerare il paesaggio non come mero schermo di fondo (i personaggi sono "dentro" il paesaggio) e a rinunciare a "cesure" (Leonardo inseriva ancora l'"obbligatorio" parapetto). Elaborò uno "stile pittorico semplificato" che i collaboratori dovevano fare proprio per tenere dietro alla massa dei committenti. Questo metodo e la creazione di figure "tipicamente" di Cranach "permettevano un numero infinito di variazioni e culminarono in una produzione di ritratti di serie, con "dimensioni inimmaginabili". Come le 60 coppie ordinate nel 1532 dall'elettore Giovanni Federico il Magnanimo.

Divenne il "cronista" della Riforma protestante dandole "il suo aspetto esteriore", creò i ritratti ufficiali di Lutero di cui era amico "intimo" dopo averlo ritratto come monaco agostiniano. Fu suo testimone nelle nozze con Katharina von Bora, una monaca sposata nel giugno 1525. Ritrasse Filippo Melantone, l'altro riformatore. Ritratti che uscivano "a getto continuo" dalla bottega: nel 1537 veniva riferito che il primogenito Hans Cranach "aveva prodotto circa un migliaio di ritratti di Lutero". Questo non gli impedì di accettare l'"incarico gigantesco" del cardinale Alberto di Brandeburgo per 142 quadri di santi della chiesa di Halle e pale d'altare in serie per la cattedrale di Berlino.

I ritratti sono singoli o a coppie come il dittico di Lutero e Katharina in mostra (ma non nel catalogo). Il volto tranquillo di Lutero che guarda un po' di sottecchi, fra il copricapo nero che "lo pone al livello" dei nobili, del clero e della borghesia, e la veste nera della gente di cultura che occupa tutto il resto della tavolettina. Sfondo unito azzurro.

Ci sono anche i genitori di Lutero (1527) in cui Cranach rispetta il "principio del ritratto borghese" per il quale la cosa più importante era la 'singolarità fisiognomica'" con il volto pieno del padre segnato da rughe e da muscoli che non hanno più tono. In abiti dai colori sobri, hanno uno sfondo nero che occupa gran parte delle tavolettine.

Nel 1533 Cranach ha ritratto Carlo V, il vincitore del suo principe. In cui accentua la "bazza" già pronunciata, il "mento asburgico" per uno scherzo genetico; aggiunge una bocca socchiusa che sembra l'apertura ricurva di un salvadanaio; sovradimensiona la pelliccia per quelle spalle.
Uno dei temi più caratteristici della pittura di Cranach è il "potere delle donne". In cui scopriamo una scena sconvolgente: l'anziano Aristotele dalla blusa luccicante che sembra dorata, andare a quattro zampe e farsi cavalcare da una giovane dalla piccola bocca, lo sguardo ferino, vestita e ingioiellata di tutto punto con una veste "rosso fiammeggiante", l'immancabile cappellone piumato, che guarda lo spettatore e tira la barba di Aristotele come una briglia. Si tratta dell'episodio del filosofo che si è invaghito di Fillide, l'amante di Alessandro Magno, ed ora ne paga le conseguenze.

Il tema medievale del "potere seduttivo della donna, che domina l'uomo fino al punto di umiliarlo e ridicolizzarlo", fu popolarissimo fra Quattro e Cinquecento soprattutto in area tedesca e fiamminga. Questa tavolettina però (del 1530), per quanto è noto, non fu mai più ripetuta dalla bottega di Cranach. Aikema indica l'"altissima qualità" dei particolari e della descrizione del paesaggio.

Una "specializzazione" del potere delle donne, meglio della gioventù femminile o maschile, è la celebre serie delle "Coppie male assortite" che la bottega di Cranach e figli ripetè in "oltre quaranta versioni". Cranach la svilupperà in "raffinate varianti" in cui immetterà "profondità psicologica", espressioni che parlano da sole. Generalmente è la giovane donna che si sforza di essere affettuosa e languida, ma che non riesce a nascondere una "certa ripugnanza" col vecchio calvo o sdentato, rincitrullito dalle moine, al quale ruba le monete nella borsa o dal quale riceve un anellino. In un raro prototipo in mostra è la vecchia sdentata con una cuffietta che compra le attenzioni del giovane con la borsa delle monete aperta. C'è "derisione di una certa degenerazione dei costumi", l'"invito" a rifiutarla ed anche la sottolineatura degli "aspetti ridicoli della natura umana".

L'arte della Riforma comportava "uno stile narrativo conciso, con scarso pathos". Quindi "notevole semplicità nella composizione, chiarezza nei particolari e limpidezza nello schema cromatico". In mostra c'è il biondo centurione che caracolla su di un cavallo bianco, solo sotto le tre Croci. Dalla sua bocca spicca la scritta in tedesco "Veramente quest'uomo era il figlio di Dio". E' l'illuminazione immediata della "sola fede", unica strada della salvezza per Lutero.

Oltre che essere il pittore dei ritratti di Lutero, Cranach è particolarmente celebre e popolare per un soggetto all'opposto, il nudo femminile reso con raffinata originalità, maliziosa sensualità ed anche erotismo. Con quel "colpo di genio" che sono i cappelloni piumati e le collane come unico abbigliamento di Venere. Non c'è nulla di più sottilmente erotico di togliere ad una donna l'unico indumento rimastole, quell'ampio cappello fuori luogo e ingombrante in quei frangenti.

Le donne di Cranach sono sottili, slanciate, una aspirazione forse irraggiungibile per le donne (e gli uomini) reali del Nord dalle ossa robuste. Vien da chiedersi perché Cranach abbondi in abbigliamenti, cappelloni, nastri e gioielli nel dipingere le donne se poi alla fine le spoglia. Anche quando deve rappresentare una donna di alta tragicità come la romana Lucrezia nel momento di trafiggersi per lavare l'adulterio imposto. Virtù eroica e belle forme per una lezione privata.

Nella sala della "Danae" del Correggio, sono le Veneri di Cranach, donne verticali a confronto con la Venere del Brescianino, più in carne, più scultorea, più vera donna. Un confronto documentato già all'inizio del Seicento nelle collezioni del cardinale Scipione Borghese e nella stessa sala.

Nude, protette da veli che attirano l'attenzione e il desiderio sui punti topici, con collana-collare e proverbiale cappellone. Qui Venere è con Cupido che si è impadronito di un favo di miele ed è sotto l'attacco delle api. Kristina Herrmann Fiore della Borghese a cui la tavola appartiene, osserva che è "la prima e più raffinata immagine in grande formato delle almeno ventidue varianti sul tema" di Cranach e &. Il soggetto "umanistico" è accompagnato dalla "morale della favola" nei versi latini dipinti. Chissà se veramente "il volto seducente della dea ha il carattere di un ritratto di una delle bellezze alla corte di Sassonia". Problematico farsi riconoscere in quelle non vesti.

Per la mostra la tavola è stata sottoposta ad analisi scientifiche non invasive (di Gianluca Poldi) dalle quali si ricava un "metodo di lavoro piuttosto rapido", con "formule abbreviate" . Ma "l'abilità di Cranach è tale" che "mantiene raffinati i passaggi chiaroscurali dei corpi e altissima la qualità dei dettagli" (api, collana) che fungono da simboli (fertilità e prosperità).

Le capigliature delle Veneri di Cranach sono di solito agghindate in una reticella di fili di perle da cui non esce un capello fuori posto. Nella "Venere e Cupido" da Princeton (1518-20) i riccioli biondi sono lunghissimi e curatissimi, più che sciolti scomposti nell'aria. Anche qui Cupido si mette nei guai cercando di impadronirsi del velo di Venere e rimanendone attorcigliato.

Accanto, sul pannello, tre tavolettine. Due Veneri tascabili appena uscite dalla spuma del mare (da Vienna e da Francoforte). Ma una è Lucrezia, in tutto e per tutto uguale a Venere tranne per l'espressione e il lunghissimo pugnale puntato al petto. La terza è una fanciulla (dalle collezioni del castello di Praga), con una mela nelle mani guantate, in un abito di velluto rosso dalle "pieghe a cannone" che le lascia scoperto un quadratino del petto sotto a collane e catene d'oro. Forse una damigella di corte troppo giovane e riconoscibile da spogliare anche in un dipinto.

Nella sala con "Amore sacro e Amor profano" del Tiziano sono "Adamo ed Eva" di Cranach in confronto con la coppia attribuita al veneziano Marco Basaiti, anche se il primo confronto è con l'"Adamo ed Eva" di Dürer (incisione del 1504 e due grandi tavole gemelle del 1507 ora al Prado).

Anche l'"Adamo ed Eva" di Cranach del 1528 (dagli Uffizi) è su due tavole con i filiformi personaggi sullo sfondo nero, che si proteggono le parti intime con un rametto di arbusto. Eva porge decisa una mela rossastra ad Adamo che la sovrasta in altezza, ma non ha le idee chiare e "si gratta" la zucca dai bellissimi riccioli dorati. Eva ha le gambe sistemate come per il via di un balletto e questa posizione, che fa apparire le gambe "elegantemente incrociate", ebbe un "successo enorme" con "numerosissime versioni tardive 'di marca Cranach' sparse nelle raccolte di tutto il mondo".

Nella tavoletta da Vienna, Kunsthistorisches Museum (quarto decennio del Cinquecento), Eva ha messo in atto la strategia demolitrice della volontà di Adamo che ha già in mano la mela. Il suo corpo tocca il corpo di Adamo, lo elettrizza, e il braccio destro ne cinge il collo e questo movimento la porta ad un passo di danza. Il volto di Adamo è ancora interrogativo, ma Eva ormai non lo guarda neppure. Una Eva già uscita dal giardino dell'Eden e che non ci pensa più. Occhi blu di ghiaccio, ma corpo offerto. Corpo dalla pelle bianchissima, sul modello di chi vive in Paesi senza sole. Qui Cranach comincia ad interessarsi al rapporto "fisico e psicologico" fra i due personaggi ed alla ambientazione paesaggistica. Il grande cervo è simbolo dei futuri guai dell'umanità, i nostri.

Notizie utili - "Cranach. L'altro rinascimento". Dal 15 ottobre prorogata al 3 marzo. Roma. Galleria Borghese. A cura di Bernard Aikema e Anna Coliva. Promossa dal ministero per i Beni e le attività culturali e dalla soprintendenza speciale per il patrimonio storico-artistico e il polo museale di Roma. Organizzazione MondoMostre. Catalogo 24ORE Cultura.

Orari: da martedì alla domenica, 9-19; chiuso lunedì.
Biglietto: intero 11,50 euro per mostra e Galleria Borghese, più diritto di prevendita 2 euro. Prenotazione obbligatoria. Prenotazioni 06-32810; http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2011/02/20/news/cranach_rinascimento_alla_tedesca_tra_lutero_e_la_sensualit_femminile-12680379/www.ticketeria.it; servizio educativo06-8413979; fax 06-8840756; http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2011/02/20/news/cranach_rinascimento_alla_tedesca_tra_lutero_e_la_sensualit_femminile-12680379/serveducpoloroma@gmail.com

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