ITÁLIA

IL BRASILE VERSO IL VOTO

Il superpresidente Lula ha già vinto le elezioni
È il brasiliano più popolare della storia e Dilma, la sua candidata, è davanti ai rivali

por Paolo Manzo, San Paolo
01.10.2010

Il Brasile si prepara alle elezioni di domenica con un'unica certezza: mai nella sua storia un presidente uscente aveva avuto un tasso di gradimento tanto alto come quello di Luiz Inácio Lula da Silva. Un 80% di giudizi positivi che, oltre a rappresentare un record - ancora più significativo trattandosi della fine di un secondo mandato - è il miglior viatico per la sua «delfina» Dilma Rousseff, la
candidata del PT, il Partido dos Trabalhadores fondato dallo stesso Lula nel 1980.
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Come spiegare l'altissimo gradimento dell'ex sindacalista che, in soli 8 anni, ha dato un imprimatur al Brasile superiore persino al fondatore dell'Estado Novo Getulio Vargas o all'ideatore di Brasilia Juscelino Kubitschek? Due gli elementi decisivi: da un lato il boom economico vissuto dal gigante sudamericano negli ultimi anni, dall'altro le politiche sociali portate avanti da Lula.

In Brasile, infatti, negli ultimi due anni la crisi che tante stragi ha fatto nella Vecchia Europa e negli Stati Uniti, non si è praticamente sentita. Quest'anno il Pil crescerà più del 7% ed è proprio da questo dato che bisogna partire per capire perché, ad esempio, i Mondiali di calcio 2014 e l'Olimpiade 2016 saranno ospitati dal Brasile. Dietro l'assegnazione di questi grandi eventi c'è sempre un elemento fondamentale: la capacità del paese ospitante di coagulare attorno a sé gli interessi economici planetari. «Quello brasiliano è un boom economico che ricorda - spiega Mino Carta, l'Indro Montanelli brasiliano - il boom italiano degli anni Sessanta» tanto che «dalla recessione mondiale il Brasile ne è uscito rafforzato» ha ammesso lo stesso Lula di recente.

Qualche mese fa il ministro brasiliano dell'Economia Guido Mantega ha persino annunciato di «avere prestato al FMI 10 miliardi di dollari attraverso l'acquisto di sue obbligazioni». Come a dire che adesso i soldi il Brasile è in grado addirittura di prestarli.

Certo, rimangono ancora molti poveri - 35 milioni su una popolazione di 190 milioni - ma per la prima volta a loro va un sussidio che permette di aumentare i consumi con un accesso al credito mai così facile come adesso. Negli ultimi 12 mesi, infatti, proprio i crediti concessi dalle banche sono cresciuti del 14% rispetto all'anno precedente.

Dal punto di vista delle politiche sociali, a finire sotto la lente degli osservatori internazionali è soprattutto uno dei punti chiave del programma di governo del presidente-sindacalista, ovvero «Bolsa Família», alla lettera la Borsa Famiglia. Si tratta di un sussidio mensile che permette alle famiglie con un reddito al di sotto dei 90 reais mensili (circa 45 euro), di ottenere dallo Stato 90 reais mensili più altri 30 reais (circa 15 euro) per ogni figlio sotto i 15 anni. Il sussidio, istituito da Lula all'inizio del suo primo mandato per sconfiggere la povertà, è stato erogato sino ad oggi a 12,4 milioni di famiglie in tutto il paese, ovvero ad oltre 40 milioni di brasiliani.

Adesso, in piena campagna elettorale «Bolsa Família» è diventato il punto forte dei programmi politici dei più importanti candidati, come ha dimostrato anche il grande sfidante di Dilma, José Serra, di lontane origini calabresi e leader del Psdb, il Partido da Social Democracia Brasileira, che ha dichiarato di volerlo estendere ad altre 15 milioni di famiglie.

Al di là delle polemiche elettorali, sicuramente «Bolsa Família» ha avuto il merito di aver contribuito molto alla riduzione della povertà. Secondo la Fondazione Getulio Vargas, tra le più accreditate del paese, oggi il numero dei brasiliani il cui salario mensile è inferiore ai 350 euro è diminuito ogni anno dell'8% dal 2003, lo stesso anno in cui è stata introdotta la Borsa Famiglia fortemente voluta da Lula. Quello stesso Lula che, arrivato al palazzo di Planalto tra la perplessità di banche e imprese internazionali, è riuscito a convincere i mercati con politiche improntate al pragmatismo e che oggi è il presidente più amato della storia del Brasile. Anche perché con lui, per la prima volta, la classe media - ovvero chi guadagna tra i tra 450 e 2.250 euro circa - è diventata una maggioranza, anche elettorale. Quasi tutti elettori potenziali di Dilma che, grazie al «traino» di Lula, a detta di tutti i sondaggi potrebbe vincere già domenica al primo turno, ottenendo più del 50% dei voti validi.
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